Una visita alle Isole Eolie è spesso associata unicamente ad attività come snorkeling e barca. Indubbiamente il predominante elemento acqua inganna ma, una volta giunti sulle isole, si scoprono aree verdi incontaminate che le rendono adatte anche ad attività più escursionistiche nell’entroterra.
Vi ho già parlato della scalata al Gran Cratere di Vulcano, una delle mie esperienze più belle in Italia. Ma non mancano luoghi meno battuti e meno turistici, ma molto cari agli abitanti dell’isola, come la meta di cui vi parlerò in questo post: il Monte Rosa a Lipari.
Anche se tecnicamente si tratta di un istmo, questo lembo di terra deve il suo nome alla colorazione rosa della parte più esterna, bagnata dalle acque. Originariamente le due “gobbe” del Monte Rosa erano dei vulcani, oggi ormai inattivi, ma hanno conservato il loro fascino grazie alle storie tramandate da racconti antichi. La scogliera adiacente, ad esempio, è nota per essere stata una piccola oasi di conigli.
Individuare il Monte Rosa è semplice, perché è quel tratto di terra collinare scavato da un tunnel che collega il porto di Marina Lunga al lungomare di Canneto. Già da Canneto è possibile scorgere una croce che domina il monte, un simbolo realizzato da alcuni volontari per rivalutare l’antica chiesetta che si trova alla fine del percorso.
Per gli abitanti dell’isola, il sentiero diventa un vero e proprio pellegrinaggio ogni 14 Settembre. In questo giorno infatti ci si reca all’alba per celebrare l’unica messa dell’anno nella chiesetta, tenuta chiusa per il resto dei giorni.
Ma chi si trova sull’isola per una breve visita, può comunque percorrere un sentiero battuto, di media difficoltà, con scorci unici sull’isola e sul resto dell’arcipelago.
COME ARRIVARE AL SENTIERO
Il sentiero per raggiungere la piccola chiesetta si trova nei pressi dell’abitato Monterosa e si può raggiungere in auto o meglio in scooter. La sola andata è percorribile in 40 minuti, con un passo sostenuto e costante. Nonostante la presenza del sentiero battuto, è sempre consigliabile muoversi in gruppo e possibilmente con una persona del luogo. Il tragitto, infatti, vanta una natura incontaminata e selvaggia, molto lontana dai centri abitati. Una guida autoctona, invece, vi svelerà piccoli aneddoti sul Monte e il resto delle isole.
IMMERGERSI NELL’ESCURSIONE
L’aspetto più bello della passeggiata è indubbiamente il graduale cambiamento del paesaggio e della percezione sensoriale. Alla prima vegetazione più verde e dall’arbusto alto, si contrappone un’erba spontanea più bassa e secca, man mano che si raggiunge la cima. Anche i rumori cambiano, così come l’aria che si respira. Dopo pochi passi in salita, costeggiate le ultime casette bianche a ridosso del sentiero, i rumori della strada si allontanano, lasciando il posto al cinguettio di qualche uccello e al movimento di qualche lucertola tra i fili d’erba. I rumori della natura sono infiniti e solo la vostra sensibilità e un contatto completo con la natura potranno svelarli tutti.
Esclusi pochi tratti caratterizzati da vegetazione d’alto fusto, la vista del mare è una costante dell’intero tragitto, allietando il cammino come un compagno fedele. Lasciandosi alle spalle il lungomare di Canneto, il percorso inizia costeggiando sulla destra la veduta su Marina Corta e l’isola di Vulcano all’orizzonte.
Una volta giunti in cima, appena dopo un ultimo tratto più stretto, la vista si apre verso un panorama a 360° sull’arcipelago. Oltrepassata la vista della piccola chiesetta in pietra e della sua caratteristica croce, spuntano alle spalle le due isole di Panarea e Stromboli.
LA CHIESA DEL MONTE ROSA
L’antica chiesa in pietra sembra spuntare dalla stessa vegetazione di cui è circondata. Dalla piccola serratura del portone in legno dipinto di un verde ormai sbiadito, si possono scorgere i banchi che ospitano i pellegrini il 14 Settembre di ogni anno. C’è qualcosa di poetico e triste in questo scorcio finale: la gioia generata da una passeggiata nella natura entra per un attimo in contrasto con la vista di questo luogo abbandonato.
La chiesetta padroneggia la scena su tutta l’isola e la croce in metallo, imponente e maestosa alle sue spalle, sembra quasi richiamare l’attenzione verso questa piccola vetta.
Evidentemente era proprio questo l’obiettivo di questa croce che, un tempo, prima di un brutto incendio, veniva illuminata grazie all’energia solare dei pannelli circostanti.
LA STRADA DEL RITORNO
Per ritornare verso il centro abitato bisogna percorrere la stessa strada dell’andata, lasciandosi la chiesetta alle spalle e ammirando un paesaggio nuovo.
E anche se spesso il ritorno può sembrare più noioso, potete sempre andare alla ricerca di una variante di pomodoro giallo selvatico presente solo su quest’isola. Molto probabilmente se non avessi intrapreso il percorso con una compagnia locale, non avrei mai notato questi piccoli particolari.
Come tutte le escursioni e come ogni viaggio, non si torna mai indietro come si è partiti. Avrei voluto passare un’intera giornata in mezzo a quell’oasi di pace, ma le calde ore del giorno mi hanno costretta a ripercorrere il tragitto del ritorno molto prima.
Credo che il momento più indicato per raggiungere la cima del Monte Rosa sia il mattino, per due ragioni: le ore sono più fresche e l’energia positiva che trasmette l’esperienza condiziona il resto della giornata.
E voi che ne pensate? Qual è il momento più bello della giornata da dedicare ad una passeggiata nella natura?
“Non perdere la voglia di camminare: io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata… ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati… Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene”.
Bruce Chatwin
camminare…e non smettere mai di pensare!!!