Un taccuino, il tuo vero spazio privato.

In una realtà sempre più social, dove il profilo online è estensione del proprio spazio fisico, custodire i propri pensieri in un taccuino equivale a creare uno vero spazio privato.

Bellissime le foto dell’ultimo viaggio, i selfie in riva al mare e lo scatto perfetto catturato nell’istante giusto, ma siamo sicuri che i filtri sulle nostre immagini online con il tempo sapranno riportarci alla realtà di quell’istante vissuto?

Nonostante le nuove tecnologie stiano cercando di convertire l’analogico in digitale, gli appunti presi tra le pagine di un diario continuano ad avere un valore a sé. Pensate ad esempio alle collezioni smart di Moleskine, che convertono gli appunti a penna in formato digitale. La classica Moleskine resta insostituibile proprio per questa componente di riservatezza e interiorizzazione dell’oggetto.

Spesso mi capita di ripercorrere un viaggio grazie alle pagine di un taccuino. Una macchia di caffè caduta per sbaglio mi ricorda una bellissima colazione in un bar di Barcellona. Non conservo una foto di quel bar e del sorriso sul volto delle mie compagne di viaggio, ma ricordo perfettamente quella mattina.

Lo schizzo frettoloso di una chiesa a Siviglia mi ricorda del caldo asfissiante che ho sofferto in quella città; non c’era tempo per elaborare un disegno più preciso, ma quella cattedrale resta una delle più belle che abbia mai visto. Valeva la pena di fermarla in un taccuino.

I taccuini, che da sempre hanno accompagnato e custodito il pensiero di tante menti, oggi più che mai servono a chiunque voglia crearsi un proprio spazio, privato ed autentico rispetto alla vetrina dei social.

Il musicista e compositore Ludwig van Beethoven viene spesso ritratto con il suo inseparabile compagno di lavoro: un taccuino. Non lo lasciava mai durante le sue passeggiate nelle campagne viennesi; l’atto di scrivere era uno stimolo alla sua immaginazione. Lo stesso oggetto diventò strumento di comunicazione quando divenne sordo, ma continuava a conservare pagine riservate, di appunti e rivisitazioni sullo stesso tema.

Chi crede che un taccuino conservi solo semplici annotazioni, si sbaglia. Sono un vero e proprio luogo di esperienza. Nel libro Detto Fatto di David Allen, l’autore stimola il lettore a prendere nota di tutto quello che viene in mente nell’arco di una giornata lavorativa, per fare bene le cose e portarle a termine tutte, senza dimenticarle. Qualsiasi cosa impressa su carta si ricorda meglio: una semplice lista della spesa, il nome della via delle Poste, il nostro stato d’animo nel vedere l’eruzione di un vulcano, i colori di un tramonto dall’altra parte del mondo.

Un imprenditore greco, Aristotele Onassis, ha detto: “Scrivere le cose ti permette di agire su di esse. Se non le annoti le dimenticherai”.

La scrittura a mano e il disegno dal vero sono uno strumento potente. Mentre la mano traccia il segno sulla carta, la nostra attenzione su ciò che stiamo vivendo aumenta e quel ricordo ci farà visita in maniera vivida anche a distanza di anni. L’Urbansketching si basa proprio su questo: catturare la realtà per come la percepiamo, ognuno con il proprio occhio, registrando così tempo e spazio.

Il taccuino è una cosa semplicissima eppure riesce a trattenere una delle cose più complesse: il ricordo. E i ricordi, quelli veri e più profondi, non sono forse la parte più privata di ciascuno di noi?

2 commenti su “Un taccuino, il tuo vero spazio privato.”

  1. Giovanna Pastorelli

    La scrittura è il pensiero impresso su carta….il ricordo di un’azione….La parte intima di noi stessi come dici tu…..condivido pienamente!

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