Nel 1985 Richard Donner scelse alcuni borghi Italiani per il suo film di grande successo ambientato nella Francia Medievale: Ladyhawke. Chi ha amato le scene ricorderà i vicoli stretti e tortuosi, i mattoni rossi delle case e i grandi alberi intorno alle mura.
Uno di questi borghi è ancora oggi immerso in quell’atmosfera magica del Medioevo, spiccando sui colli piacentini con la sua aria tranquilla e sognante. Si tratta di Castell’Arquato, in provincia di Piacenza, ma strategicamente posizionato anche tra Cremona e Parma. Si raggiunge in macchina, passando per distese di campi coltivati, vigneti e casolari sparsi. Le vecchie mura della cittadina si ammirano già da lontano; una torre fa da padrona alla scena, insieme alla nebbia che abbraccia questo quadretto, trasformandolo in un borgo incantato.

Ho scoperto questa meta l’anno scorso e mi ha affascinata fin da subito perché, a differenza di altri borghi, ha conservato in maniera autentica la sua bellezza storica. Credo che ciò sia stato possibile grazie all’estensione in altezza della zona più antica, che in questo modo è rimasta separata ed indipendente rispetto alle nuove costruzioni.
La visita ha inizio dalla zona pianeggiante, arrivando in auto e attraversando il torrente Arda, sulla cui riva si è poi sviluppato il centro storico. Il piccolo torrente diventa un piacevole ristoro per i periodi caldi, ma è altrettanto bello ammirarlo anche in autunno con le foglie multicolore che si riflettono nelle sue acque.

Lasciandosi alle spalle l’Arda si prosegue verso le mura del borgo antico e oltrepassare lo storico arco in pietra. Da qui in poi il percorso è tutto in salita, con strade a ciottoli in pendenza e scalinate ripide e strette. Castell’Arquato è ricco di scorci interessanti tra porticati in legno con finiture in ottone e piccoli balconi verdi e fioriti.
Ma a rendere ancora più intrigante la visita è la presenza di scorciatoie e vie secondarie che portano tutte nella piazza in cima. Qui si ammira la Rocca Viscontea, della quale già da lontano si potevano ammirare le torri in mattoni rossi. Questo complesso architettonico domina dall’alto la Val d’Arda e i paesi limitrofi.
L’atmosfera rilassata, la lontananza dai grandi centri abitati, la presenza di tanto verde e l’assenza di traffico rendono questo posto ideale per letture e attività all’aria aperta.

Il posto, vista l’area geografica, merita anche una pausa gastronomica e offre scelte per tutte le tasche: dalla Taverna del Falconiere con prezzi e servizio da ristorante, alla Locanda del Verro, più discreta. Personalmente ho apprezzato molto quest’ultima: piccola, accogliente, intima. I proprietari accolgono i clienti senza invadenza, disponibili con loro a dare consigli sulla zona. È il posto ideale per degustare i salumi tipici piacentini accompagnati da vini locali, come il capostipite dei rossi, il Gutturnio. Per gli amanti della birra c’è una selezione di produzioni artigianali. L’esperienza è più autentica di un locale da menù turistico.

Per chi è alla ricerca di prodotti tipici e artigianato locale, la zona è ricca di botteghe gestite da abitanti del luogo che raccontano con orgoglio le loro tradizioni.
Sono numerosi i mercatini che popolano il borgo, ma il più caratteristico è quello che si tiene in occasione della Fiera delle Castagne e dei Ricordi, i primi giorni di Ottobre ed espone attrezzature e tecniche di lavorazione ormai in disuso.
Tutta questa storia, stratificata nell’architettura così come nell’animo delle persone che ne tengono memoria, non ha solo ispirato in passato il cinema, ma ha reso Castell’Arquato una Città d’arte e l’ha posizionata tra i 100 borghi più belli d’Italia.
Non c’è dubbio che passeggiare nei vicoli di queste realtà equivale ad immergersi nella storia del nostro Paese, un vero e proprio museo a cielo aperto.
“La terra appartiene ai suoi proprietari, ma il paesaggio appartiene a chi sa apprezzarlo.”
Upton Beall Sinclair
Grazie per l’avventura che mi hai fatto vivere!